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  1. .
    CITAZIONE
    Sarete sulle tracce di un criminale. Seguirlo non vi risulterà difficile visto che ovunque vada semina una scia di morti. Vi incontrerete nel paese dell'erba. Ognuno di voi ha seguito la propria pista di omicidi partendo dal proprio villaggio. Le vittime erano civili e ninja, ma non sembrano avere alcun collegamento tra di loro. Crederete infatti che si tratti solo di un pazzo omicida. Avete entrambi perso le tracce delle persone che seguivate e così starete girando a vuoto in una foresta. Le urla di dolore di un uomo vi attireranno. Troverete un ninja del luogo morto. Arriverete sul corpo più o meno in contemporanea. Dubiterete l'uno dell'altro, poi però capirete che siete sulle tracce dello stesso uomo. Non riuscite però a capire come possa un solo uomo seminare cadaveri in un due nazioni differenti. Converrete che non si puo' trattare della stessa persona. Inoltre anche i metodi di assassinio sono differenti. I cadaveri rinvenuti da Uggi riportavano evidenti segni di katana, mentre le vittime trovate da Last avevano stano segni neri sul corpo e sembravano essere morti dopo un'infinita sofferenza. Il cadavere che avete davanti a voi è "fresco" e ha segni neri su tutto il corpo, Last capirà che è stata la stessa persona che ha inseguito nei giorni precedenti. L'ultimo omicidio è stato compiuto da poco quindi vi adopererete per trovare il suo assassino. Descrivete i giorni precedenti in cui indagavate sugli omicidi fino a quando non vi incontrate e poi come cercate e trovate le tracce di due uomini vicino la zona del delitto.

    i 300 ryo ve li ha dati il vostro kage quando siete avete iniziato le vostre indagini. Potete anche evitare di scrivere quando fate le compere, basta che le aggiungiate a fine post sotto spoiler


    Edited by tisy16 - 21/6/2014, 12:26
  2. .


    VJihl30
    Nome: Atshushi Nasushimo

    Nome in codice (ANBU): Kodoku

    Villaggio: Kiri

    Data di Nascita: Sconosciuta

    Età: 16

    Gruppo sanguigno:
    0 negativo

    Altezza: 1.75m

    Peso: 65kg

    Segni particolari:Tatuaggio Yin & Yang sul braccio sinistro

    Grado: Anbu Medico

    Energia: Rossa

    Oggetti: Porta kunai - 5m di corda legata in vita - Polsini Richiama Shuriken - Katana dietro la schiena - portamedicinali - maschera anbu - giubba chuunin

    Tatuaggio:

    Maschera: Quella del mio pg,però, non ha quelle ridicole orecchie.

    Senza Mashera:

    Vestiario completo: (il mantello che indossa non è rovinato, ma questa foto rende bene l'idea del mio pg)


    Storia:
    Approdo sull'isola nebbiosa.
    Atshushi è sempre stato solo, o meglio da quanto ricorda è sempre stato solo. Infatti stando ai suoi ricordi lui ha vissuto per 28 giorni passati rinchiuso in una cella. Una vita passata a guardare i piedi di persone che passeggiavano allegre per le strade. La sua cella,infatti, era probabilmente costruita per ¾ sottoterra, e nella parte che fuoriusciva vi era posizionata una minuscola finestra rettangolare dalla quale a malapena entrava la luce del sole. Conosceva i volti di pochissime persone: quelle delle varie guardie che vigilavano il corridoio e il volto della persona dalla quale era portato per essere interrogato. I ricordi di Atshushi hanno inizio in concomitanza con il primo giorno di prigionia. Si svegliò nel letto della sua cella, si sentiva debole e il corpo gli faceva male come se fosse stato malmenato, in particolare sentiva un forte dolore alla testa come se 1000 omini li picchettassero il cervello. Quando la guardia lo scoprì sveglio, fu portato da quell’uomo con lo sguardo severo e freddo che non appena vide Atshushi iniziò a fargli domande che sembravano essere di routine: “Come ti chiami?” ma il ragazzo non sapeva cosa rispondere ed era troppo terrorizzato dallo sguardo truce dell’uomo per parlare e le domande continuavano a scorrere come un fiume in piena “Quanti anni hai?” nessuna risposta. “Da dove vieni?” e ancora silenzio. “Come e con chi sei arrivato al villaggio?” silenzio. “Sei una spia?”. Adesso era tutto più chiaro, il mondo degli shinobi è perennemente in guerra e le nazioni muovevano azioni di spionaggio le une contro le altre, quindi il motivo della prigionia di Atshushi è la diffidenza che si ha nei confronti di uno sconosciuto. Terminato l’infruttuoso interrogatorio, l’uomo spiegò al ragazzo come lo avevano trovato. Atshushi probabilmente si stava dirigendo a Kiri su una nave che per motivi ignoti è naufragata. Sulla costa dell’isola dove è situata Kiri sono giunti, trasportati dalla corrente, i resti della nave. Fra quei relitti vi era anche il ragazzo ridotto piuttosto male, dopo aver subito le cure necessario fu rinchiuso in carcere per precauzione. Egli, infatti, dimostrava di avere un’età sufficiente ad essere genin ma poichè era privo di coprifronte e non erano stati trovati altre naufraghi, vivi o morti, sembravo tutto troppo sospetto. Dopo aver raccontato ciò, l’interrogatore, lasciando trapelare una strana compassione” chiese ancora “Vuoi rispondere o dobbiamo tenerti confinato in prigione?”. Atshushi provò a guardarlo negli occhi, ma appena gli sguardi si incrociarono sentì girarsi la testa e dovette abbassare lo sguardo “Non lo so” balbettò “Non ricordo niente” aggiunse con un filo di voce. L’interrogatore lo guardò, ma stavolta nel suo sguardo qualcosa era cambiato vi era una sorta di compassione, “Riceverai ulteriori cure, sperando che riacquisti la memoria, nel frattempo resterai nella tua cella” E così i giorni passarono lenti. Nella cella non c’era molto da fare e il ragazzo non poteva far altro che dormire o spiare i passanti dalla piccola finestra. Per poter guardare fuori dalla finestra, però doveva salire sul letto e tirarsi su con le braccia per arrivare all’altezza giusta per avere una visuale della strada. Quindi i primi giorni non poté usufruire della finestra in quanto aveva ancora il corpo dolorante per le ferite del naufragio. Passò 28 giorni in completo isoltamento, quando poi la mattina del 28esimo giorno fu portato in quella che doveva essere un’infermeria, dove un uomo e una donna entrambi con camice e mascherina bianca, lo visitarono. Il giovane non provava più dolore in nessuna parte del corpo da quasi 2 settimane, anche se a volte sentiva una strana sensazione in testa, come se formicolasse. I dottori, tuttavia non trovarono alcun segno di ferita sul capo del ragazzo. Terminata la visita fu portato di nuovo nella stanza dove 28 giorni prima era stato interrogato. Ad accoglierlo trovò lo stesso uomo e i due dottori che lo avevano visitato poco prima. Il medico iniziò a spiegare all’interrogatore il risultato della loro visita, Atshushi non capì molto del loro discorso in quanto parlavano con voce bassa. Parlarono non per molto, ma per Atshushi quel tempo sembrava non finire mai. Quando ebbero finito i medici lasciarono la stanza e l’uomo si avvicinò al ragazzo “I medici dicono che stai tornando velocemente in forze” disse “E confermano di aver trovato residui di una ferita sul tuo cranio, quindi se non ricordi nulla sarà per colpa di una qualche sorta di amnesia causata da un colpo ricevuto in testa. Detto ciò, non riteniamo che tu possa essere una spia e vogliamo darti la possibilità di ambientarti nel nostro villaggio. Oggi uscirai finalmente da quella cella e ti faremo visitare il villaggio così potrai lavarti, ti compreremo dei vestiti e ti mostreremo l’appartamento che ti abbiamo riservato. Inoltre domani inizierai l’accademia ninja, anche se alla tua età si dovrebbe già essere genin. Inoltre visto che non ricordi il tuo nome, abbiamo deciso di assegnarti noi un nome.. ti chiamerai Atshushi Nasushimo Ora se vuoi seguirmi la tua nuova vita può iniziare” E dicendo ciò si avviò verso una porta, Atsushi lo seguì con gli occhi lucidi. Il ragazzo aveva vissuto i 28 giorni di prigionia in uno stato di completa insofferenza, non era né triste né felice. Sapeva di essere di solo, ma non ricordava come ci si sentiva ad avere una famiglia o degli amici, ma adesso lui era emozionato: le parole dell’uomo che 4 settimane prima sembrava una figura scura e distaccata dalla sua vita ora trasudava calore, quel calore che sa di speranza. Atsushi non capì a pieno quello che gli disse, in quanto neanche sapeva cosa fosse un genin, ma mentre stavano uscendo dalla prigione e il ragazzo per la prima volta nella sua nuova vita alzò la testa guardò il cielo azzurro macchiato di nuvole di bianco e il sole incandescente, che gli bruciò gli occhi accecandolo. Mentre si stropicciava le palpebre, l’uomo chiese “Almeno sai cos’è l’accademia ninja, sai come è composta la società in cui viviamo?”. Riacquistata la vista guardò il viso della persona che alla luce del sole acquistava un aspetto mite e sereno, notò che sorrideva, e istintivamente Atsushi ricambiò il sorriso dicendo “Veramente non so niente, so solo di che colore sono le pareti della mia cella”. L’uomo rise, poi tornò serio “Non è più la tua cella, ora hai una vera casa” Detto ciò iniziò a spiegare tutto quello che un ragazzino di 13 anni dovrebbe sapere riguardo il mondo degli shinobi. E così da interrogatore l’uomo passò ad essere maestro di vita. Per Atshushi iniziava una nuova vita, e sebbene il ragazzo non sapesse ancora cosa aspettarsi da quella vita, era entusiasta di avere la possibilità di poter vivere come vivano tutte quelle persone che ora gli camminavano di fianco e lui ora poteva guardare in faccia e notò che erano tutti allegre e gioiose. L’unico problema a cui Atshushi ancora non pensava era che nessuna persona riesce a vivere ignorando le proprie origini, e se nel caso di Atshushi non le si conosce, la ricerca di esse sarà inevitabile


    Dal passato non si scappa.
    Atshushi riuscì a superare l'accademia senza troppi problemi. Non se ne rendeva conto, ma aveva ottime doti ninja. Viveva una vita tutto sommato nella norma. Non amava socializzare con altre persone e non amava allenarsi. Era solito passeggiare a Kiri, o come diceva lui "esplorare". Non aveva particolari pretese: non aveva ricordi di chi fosse prima di arrivare a Kiri, ma non si dava problemi per questo. Non era importante per lui conoscere il proprio passato. Essendo diventato genin, fu chiamato al dovere molto presto: il mizukage gli affidò una "semplice" missione di livello D. Sapeva che prima o poi sarebbe dovuto andare in missione, quindi partì contento poichè avrebbe visitato nuovi territori. Fu affiancato da un giovane jonin molto abile: Kagami. L'incarico risultò più difficile del previsto: due mukenin tentarono di ucciderli. Atshushi conobbe la prima vera emozione avesse mai sentito: la paura! Il suo avversario non si sarebbe fermato fin quando il giovane genin avesse ancora aria nei polmoni. Il ragazzo percepì il pericolo e capì che al mondo non vi era nulla di più prezioso della vita e che avrebbe difeso la sua con ogni mezzo pur di non separarsi da essa. L'avversario fu battuto e la missione fu un successo. Tornato a Kiri, si rese conto che per difendersi dai pericoli esterni avrebbe dovuto allenarsi. Durante un allenamento conobbe Akihiro Yamada, duellarono e ancora una volta Atshushi uscì vincitore. Nel vedere il corpo privo di sensi del suo compaesano ebbe una sensazione di rimorso e lo portò in ospedale affinchè potesse essere curato. Nuovamente il ragazzo fu chiamato al dovere, ma stavolta avrebbe avuto un nuovo compagno di squadra: lo stesso Akihiro. Non fu una missione semplice. Atshushi nella precedente aveva affidato la propria vita al suo capitano, Kagami, e questo gli aveva dato la forza di non perdere le speranza. Ora però il suo unico alleato era un genin, e anche più debole di lui. I due scoprirono un orribile verità: Kagami era un traditore. Faceva parte di un'organizzazione ribelle. Atshushi vide il mondo crollargli a dosso. La prima a persona alla quale avesse dato un briciolo di fiducia si era rivelato un impostore. Il mukenin avrebbe ucciso i due genin di Kiri se non fosse stato per l'intervento di Zabusa, sannin del villaggio della nebbia. Il traditore fu catturato e il mizukage decise di formare il team 7 composto dai due genin e il sannin. In Atshushi qualcosa era cambiato, aveva affidato la cosa più cara che aveva ad un uomo che ha tradito la sua fiducia e il villaggio, una sorta di mancanza di fiducia nei confronti di chi gli stava intorno crebbe nel ragazzo. Durante una semplice missione solitaria, Atshushi compì un fatale errore: uccise due uomini dando per scontato che questi fossero dei banditi e potessero ucciderlo. Fu un brutto colpo per il ragazzo, riuscì a passarlo ma quel senso di rimorso continuava a togliergli il sonno la notte. Trovò un posto dove allenarsi in completa solitudine, preferì passare un po' di tempo solo con se stesso. Incontrò, però, una ragazza, Aiko. Questa entrò di prepotenza nella vita del ragazzo e senza che lui se ne accorgesse si formò un forte legame. Fu costretto a partire nuovamente per una missione, non aveva più combattuto da quella volta che aveva ucciso quei due uomini. Quando, però, vide davanti a lui un mukenin determinato a ucciderlo perse il controllo e combattè senza pietà riducendolo in fin di vita. Finito il duello, il senso di rimorso si ripresentò. Non sapeva che fare così chiese consiglio al suo capitano. Zabusa gli fece capire che uccidere non è bello, ma quando una persona mette in pericola la cosa più importante che si ha, uccidere diventa necessario per difenderla. Per il ragazzo non vi era nulla di più importante della propria vita, ma nutriva un senso di protezione verso la vita in generale. Non tollerava che brutali assassini uccidessero solo per scopi personali. Completò altre missioni e si mise in buona luce agli occhi del Mizukage. Fu promosso a chuunin e per un fortuito caso finì nella base degli anbu di Kiri per imparare le tecniche mediche. Non sarebbe voluto diventare un anbu, non ne aveva la stoffa, ma il suo passato, un piccolo frammento, stava per riemergere dall'oscurità. Un uomo, un mercenario, un trafficante di organi, una persona che non ha rispetto per la vita rivelò al ragazzo la tragica storia della sua famiglia. I suoi genitori erano stati uccisi affinchè i loro organi potessero essere venduti e sua sorella fu venduta come prostituta a ricco porco del paese della Terra. Atshushi sarebbe dovuto morire insieme al sangue del suo sangue, ma la sorte volle risparmiarlo. Davanti a quelle rivelazioni, il ragazzo provò nuovi, oscuri sentimenti. Sentì una profonda tristezza crescere nel suo corpo. Aveva sempre sofferto la solitudine, ma cercava di non farsi influenzare da quelle sensazioni. Era solo, non poteva farci niente, non sapeva chi fossero i suoi genitori e non aveva idea del perchè non erano con lui nei momenti difficili, quando tornava a casa dopo una dura missione e avrebbe voluto che qualcuno lo stesse aspettando con la paura di non vederlo arrivare. Ma, quando apprese la cruda verità nascosta dietro la sua solitudine e avendo davanti gli occhi l'uomo che era stato la causa di questo suo grande male qualcosa mutò nel ragazzo. Odio,rancore,rabbia,tristezza,angoscia e solitudine, quel sensazione di essere soli contro il mondo lo faceva impazzire. Non capiva perchè proprio lui, un normale ninja, dovesse avere una vita tanto crudele. Riversò tutti quei sentimenti contro quell'uomo, che era forse la persona più disprezzante della vita altrui che egli stesso avesso mai incontrato. Non riuscì nè a ucciderlo nè a ferirlo e il carnefice scappò. Giurò che lo avrebbe ucciso, giurò che avrebbe servito la giustizia, la sua giustizia: chiunque compie atti malvagi avrebbe pagato con la vita, chiunque avesse agito in modo tale da far sì che persone innocenti perdessero la vita avrebbe assaggiato il freddo metallo della sua katana. Nelle ideologie di Kiri vide rispecchiata questa sua volontà, il suo villaggio, il suo mizukage condividevano la sua idea di giustizia ed entrò nel corpo speciale degli anbu medici. Indossò una maschera, un mantello e si fece tatuare il braccio. Abbandonò il suo vecchio e falso nome per adottarne uno più appropriato a lui: Kodoku (solitudine) Si promise che avrebbe spezzato ogni legame con il mondo, non avrebbe più rivisto Aiko, l'avrebbe protetta da ogni male rimanendo celato nell'ombra. Per lui sarebbe esistito sola la giustizia e il villaggio che la esercitava. Avrebbe servito il villaggio per evitare che altre persone innocenti perdessero la vita per colpa di brutali esseri che pensano unicamente al loro arricchimento personale. Aveva subito un tale trauma venendo a conoscenza della triste storia dei suoi genitori, che sembrò quasi dimenticare le parole del mercenario riguardo sua sorella, c'è una speranza che potesse essere viva, ma, nell'ormai anbu medico, non vi erano tracce nè di speranze nè di qualunque altra sensazione positiva. Kodoku è il mio nome. Korokuna è la mia vita. Non l'ho voluto io, ma la solitudine è incontrollabile quando ci cade addosso. La subiamo inermi e non ci sono armi per combatterla.


    Cronologia:




    Edited by tisy16 - 2/10/2014, 23:16
62 replies since 6/8/2012
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